La disciplina dello Yoga è aperta a persone di qualsiasi età e mira essenzialmente al riequilibrio di tutte le parti che ci costituiscono, corpo, mente e cuore. Lo Yoga reca benefici al fisico e all’intelletto, rendendoci più tranquilli e rilassati, ed è anche un percorso di ricerca interiore. In ognuno di noi, nella profondità del nostro essere, si nasconde una luce. Attraverso una pratica costante possiamo riuscire a raggiungerla e farla risalire in superficie.
La scuola Kashi Yoga propone corsi di Hatha Yoga. Nasce a Travagliato nel 2003 e apre la sua seconda sede a Rivoltella del Garda nel 2012. Nel 2017 apre una sede ad Ospitaletto, nel 2018 a Lazise e nel 2020 a Lonato del Garda. Nelle nostre Scuole potrete avvicinarvi e conoscere questa meravigliosa disciplina attraverso un approccio rigoroso e intelligente.
La pratica, sostenuta da una buona tecnica, ci permette, attraverso un’esplorazione profonda, di poter giungere nel cuore dell’Asana.
Realizzare una lucida visione di noi stessi è saper guardare al di là di ciò che naturalmente appare.
L’ asana si può osservare da vari punti di vista, con differenti modalità, per esempio utilizzando una visione periferica o una visione concentrica. Queste due visioni possono essere associate l’una a un principiante e l’altra a un praticante di livello medio avanzato. La visione periferica vede la forma esteriore dell’Asana. Questo vuol dire lavorare in superficie, dall’esterno, e non significa non raggiungere la forma ottimale, estetica, ma solo che psichicamente quello è ancora l’obiettivo del praticante, quindi manca l’esperienza di ciò che l’asana dovrebbe produrre.
La pratica concede molti doni: per il principiante il più marcato (rilevante) è sicuramente l’emulazione. La sua attenzione è posta principalmente su azioni che gli possono offrire un appagamento estetico. Questa è la logica soprattutto di chi sta svolgendo il proprio apprendistato.
Tale visione non può che essere “periferica “, superficiale. L’ambizione del principiante lo porta a porre l ‘accento sulla riuscita “ad ogni costo” e quando esegue con raffinata eleganza si crea in lui una scissione tra l’Asana e la parte sensoriale profonda.
Tutto questo lo possiamo rapportare anche alla visione concentrica poiché anch’ essa mira a una visione estetica appoggiando lo sguardo su punti specifici per riprodurre l’asana stessa. Quindi possiamo osservare che la visione periferica guarda l’insieme della “Forma”, mentre la visione concentrica sente “l’Insieme”, facendo riferimento a dei punti specifici.
Approfondite, sviluppate, superate e affermate queste visioni, il praticante, liberatosi da questi concetti, pur mantenendoli come mezzi, passa ad un livello avanzato, iniziando a sentire nascere spontaneamente in sé una terza visione: una visione o sguardo “Interiore”. Questo stato in cui il praticante osserva e sente da dentro, apre a una nuova dimensione e consapevolezza: l‘interesse, che non è più rivolto all’esterno ma a ciò che avviene all’interno, gli permette di avvicinarsi sempre di più al cuore della pratica. In questo stato nascono nuovi ostacoli che non sono più prevalentemente di forma fisico-meccanica ma di natura psico-fisiologica ed emotiva. Da questo momento l’esperienza della pratica diventa personale e l’unica guida è il soggetto stesso.
La perseveranza in una pratica continua nel tempo e un sentimento di amore verso tutto ciò, sono le componenti fondamentali che sostengono il praticante portandolo a nuove visioni ed intuizioni. Lasciando progressivamente la superficie, incamminandosi verso un’interiorizzazione sempre più profonda, aprendosi a una comprensione e a uno stato di coscienza dell’asana più Reale, colui che pratica perderà così l‘illusione del fare, dirigendosi e avvicinandosi in tal modo all’esperienza dell’Essere nel qui e ora, un lavoro che lo accompagnerà per tutta la vita.
Essere fedeli a se stessi comporta una “visione concentrica”: questa è l’Asana, un dono per il risveglio del “PROFONDO “.
La pratica “periferica” ha il compito di purificare l’attenzione al fine di dar vita ad una consapevolezza che può aprire la porta all’emozione.
La pratica “concentrica” è una meravigliosa fucina da cui può scaturire l’IGNOTO, le forze in campo ci guidano ad una comprensione sempre più profonda. Il “FARE“ è assolutamente lucido, il praticante ridiscute se stesso a mano a mano che l’Asana si trasforma.
C’è magia in tutto questo e ne siamo circondati… la bellezza sta nel CUORE.
Senior Teacher Jyotim
Giancarlo Pitozzi